Benvenuti nel Sito della Dott.ssa Rosa Iannone Psicologa, Psicoterapeuta
 

“Quando una storia finisce”. Il bagaglio va riorganizzato, il cammino riprende.

quando una storia finisce il bagaglio va riorganizzato il cammino riprendeDopo lo spunto di riflessione dato dall’articolo – Così ti dimentico! La manipolazione dei ricordi – ho ricevuto molte richieste e contatti per approfondire l’argomento.
L’interesse all’argomento deriva a mio parere da due motivazioni: una è la frequenza, l’esperienza comune della rottura di legami e l’altra, la condizione più esplicita che veniva considerata nel breve articolo proposto, e cioè il riadattamento dei vissuti e dei ricordi dopo la separazione.
Il primo ordine di fattori, la facilità di chiudere relazioni, ha implicazioni sociali, culturali oltre che affettive. La nostra società bulimica, che si riempie e non si sazia, ci invita a consumare velocemente anche i rapporti interpersonali.
Noi però qui guarderemo la questione in chiave psicologica.
Ma cosa si sa veramente dell’amore? Di questa così complessa attività umana?
Essa comprende non solo sentimenti ed emozioni ma un valore simbolico che gli viene attribuito dalla cultura, dal contesto, dalle pressioni esterne. Comprende inoltre fantasie, aspettative, motivazioni, che possono essere svariate, a stabilire un legame, che vanno dal senso di missione e bisogno di prendersi cura di qualcuno, paura di solitudine, status simbol, ecc … La capacità di amare è condizionata dalle nostre esperienze di base, da come le abbiamo vissute, attraversate.
Direi che quando si parla di relazione amorosa tra uomo e donna si dovrebbe parlare a monte della motivazione, della spinta inconscia alla “scelta del partner“.
Come avviene la scelta del partner?
Vecchie tracce spesso inducono a scegliere quella che crediamo l’anima gemella. Ma per “gemella” non sempre si intende l’anima più affine a noi ma quella che più si incastra nei nostri disfunzionamenti.
Se noi funzioniamo in un certo modo, sano o alterato, sceglieremo il nostro partner in base a tali personali funzionamenti.
Tali funzionamenti determinano il nostro stile di attaccamento all’interno della relazione, la nostra tendenza a ritrovarci in una certa, abituale relazione, la nostra scelta delle caratteristiche del partner.
Ma i funzionamenti come si formano dentro di noi? Si plasmano con le esperienze infantili, quelle che sono alla base di ogni vita umana e che l’ambiente circostante ci permette di attraversare , in senso positivo o meno.

Questa affascinante “condizione” che è l’amore lascia ancora tanto da dire.
Ma questa “ventata” che ci trascina, ci conduce verso l’altro è così misteriosa come pare sia?
In realtà ha basi emotive ed ormonali, biologiche, sociali e culturali, soggettive e oggettive.
Conosciamo tutti la fase dell’innamoramento, la fase in cui abbiamo le “farfalle nello stomaco”.
Dopamina, noradrenalina, rilascio di endorfine ci fanno sentire benessere, eccitazione e sempre più il bisogno della presenza dell’altro, i ferormoni poi agiscono sull’odorato e ci avvicinano ancor di più al nostro partner se egli è gradevole al nostro “naso”. Gli ormoni maschili vengono rilasciati in maggior quantità e il maschio diventa più appetibile.
Nel contatto, negli abbracci si sviluppa poi il cosiddetto ormone dell’amore l’ossitocina … peccato che spesso le coppie perdono il gusto e la capacità del contatto.
E qui comincia il discorso delle nostre esperienze infantili (Esperienze di base).
Partendo proprio dalla capacità di contatto, tale esperienza è sin dall’inizio una condizione di “nutrimento e fusione” che fornisce sicurezza e tranquillità. Se questa esperienza si altera viene intralciata la capacità di “essere con l’altro“.
Le capacità di prendersi l’altro / tenersi l’altro se carenti interferiscono nella buona riuscita di un rapporto.
Conosciamo bene la sensazione di paura di perdere l’altro, è spesso descritta, recitata, cantata … il timore angoscioso che l’altro vada via, indica che si è persa la tranquillità e la certezza che l’altro è con noi anche se distante in alcuni momenti. Si arriva a gelosie morbose, patologiche che angosciano chi le prova e chi ne è oggetto. E’ carente in tal caso la capacità di continuità positiva.
Una efficace autostima, che si costruisce a partire da una positiva esperienza di essere visti e considerati nell’infanzia, rende la relazione meno agitata e priva di ombre. Ciascuno deve sentirsi importante per l’altro nella relazione.
Altra capacità, quella di uscire da sé, che non ci rende chiusi nelle nostre paure, nei nostri desideri assoluti, nell’intolleranza, nella inaccessibilità, ci “apre” all’altro.
Ciò determina non solo soddisfazione per chi riceve tale atteggiamento di apertura ma anche la possibilità di vedere meglio l’altro e apprendere dall’altro.
E’ fondamentale infatti non rimanere chiusi nei propri schemi, convinzioni, abitudini, è necessaria la disponibilità ad andare incontro, tale atteggiamento diventa uno stimolo per alcuni personali cambiamenti e riverifiche del proprio agire e pensare. Diventa la scoperta di nuovi confini, allargandoli.

Il percepire e avere sensazioni aperte e realistiche sono due capacità e funzionamenti fondamentali per scegliere l’altro.
A tal proposito è implicito che quanto più la scelta dell’altro è sana e non viziata da distorsioni personali minori saranno le brutte sorprese di avere a fianco uno sconosciuto/a.
Ancora tante esperienze e capacità devono essere sane per la buona riuscita di un rapporto: sapersi stupire e vedere il nuovo nella coppia, nell’altro; saper mantenere la coppia in stato di vitalità, vivacità, saper giocare.
Per ultima cito (ma in realtà ancora tanti funzionamenti sono implicati nel mantenimento di una coppia) la capacità di separarsi.
Il distacco, l’autonomia deve essere presente nella relazione come capacità di non dipendere dal partner e diventare una monade nell’altro, nell’avere piccoli spazi personali, nel mantenere la propria identità e non essere assorbito, fagocitato dall’altro.
Inoltre la buona capacità di separarsi interviene anche nella fine di una relazione.
Spesso alla fine di una relazione ci si sente incapaci ad andare avanti.
Non andrebbero confuse le abitudini che si avevano con il partner con una rottura e lacerazione del sé.
Quindi pur essendo lecita la difficoltà a separarsi dalle abitudini, l’importante è non confondere questo disorientamento con la drammatica sensazione di non poter sopravvivere senza l’altro.
Ecco! E’ qui che può intervenire la rabbia, la delusione cocente, il bisogno di rimaneggiare e riadattare ciò che è stato in base ai nuovi sentimenti che si provano per l’ex.
Ma i ricordi di momenti belli con l’altro dovrebbero, invece, rimanere bagaglio della nostra esperienza.
Solo una lucida revisione è e deve essere l’ancoraggio ad appoggiare in noi la plausibilità della fine di quel rapporto.

Alla fine di un rapporto la famigerata parola fine al “film” avranno contribuito a scriverla  dinamiche alterate sia personali che di coppia. Prendiamone atto.
Queste motivazioni e dinamiche vanno certamente affrontate per riprendere il cammino senza però “aggiustamenti a piacimento” che diventerebbero un percorso pericoloso.
Finisce una storia.
Non finisce il cammino della vita, un cammino che può migrare verso relazioni magari più vitali, più sane dove gli investimenti siano magari più realistici e non utopistici.
Diamoci il tempo del dolore, del distacco, dell’affievolimento fisiologico di emozioni confuse e confusive per staccarci da quel pezzo di vita che è stato con l’altro..
I tasselli della nostra esistenza si ricomporranno, si reincastreranno … diamoci il tempo e dedichiamoci a nuovi progetti.
Un aiuto psicoterapeutico a rivedere la storia appena conclusa, ma soprattutto a rivedere la nostra storia, quella della nostra vita, che ha radici lontane, non va trascurato.
Un terapeuta saprà essere la nostra guida.
In futuro potremo ancora approfondire l’argomento, che stimola tanti aspetti di discussione, in base a commenti e confronti che riceverò.

 

AUTHOR - Rosa Iannone

Psicologa e Psicoterapeuta Funzionale. Didatta Scuola Europea Psicoterapia Funzionale SEF. Vicepresidente SIF Soc. Italiana Psicoterapia Funzionale. Ha una lunga esperienza in attività clinica e in psicodiagnosi. Da anni si occupa delle patologie collegate allo stress cronico, nella comprensione, prevenzione e trattamento. Ha approfondito l'argomento attraverso studi, ricerche e partecipazione a congressi internazionali in cui è stata anche relatrice. Didatta di materie psicologiche e di psicoterapia. Riceve a Napoli e Foggia.